A CURUNA

 

 

 

 

A CURUNA

Arsira lu me beddu vinni fora 
supra un cavaddu d'oru chi vulava. 
Sutta li me finestri e li balcuna 
c'un fazzulettu nmanu e lacrimava. 

S'affaccianu lu re cu la rigina 
“a sta picciotta l'hamu a ncurunari“. 

Sugnu picciotta nun canciu parola 
a iddu vogliu e non vogliu curuna.          

LA CORONA

Ieri sera il mio bello venne fuori 
sopra un cavallo d'oro che volava. 

Sotto le mie finestre e i miei balconi 
con un fazzoletto in mano e lacrimava. 

Si affacciano il re e la regina 
questa giovane dovrà essere incoronata. 

Sono giovane e non cambio parola 
voglio lui e non voglio corona. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra i canti popolari a tema religioso questa canzone è una delle più conosciute in tutta la Sicilia e veniva cantata il Giovedì e il Venerdì Santo in varie parti dell‟isola. L‟Addolorata è in cerca del Figlio e lo trova incatenato nella casa di Pilato. Commovente il dialogo della Santa Madre con San Giovanni, con il Figlio incatenato e col mastro fabbro che fabbrica i chiodi per la croce. Nella canzone è preminente il dolore e il dramma dell‟Addolorata nel tentativo di cambiare gli eventi dolorosi del Figlio. I canti religiosi da tempo immemorabile hanno attratto la fantasia dei compositori che hanno lasciato pagine straordinarie della pietà religiosa e della fede del popolo siciliano. Il dolore dell‟Addolorata è straordinariamente interpretato da Rosa Balistreri, che, seppur nella vita si dichiara non religiosa, in questa pagina mostra il suo interiore religioso e la vicinanza di una mamma che ha vissuto nel dolore per la perdita di due figli appena nati con la santa Madre di Gesù. Strutturalmente il canto è formato da endecasillabi con accento ritmico nelle sillabe 6/10 con alcune rime baciate A/A. La tonalità musicale è La maggiore con un tempo di ¾.
Testi e partiture delle canzoni 194