JOSE' RUSSOTTI

 

 

 


CHIANTULONGU
pî ma’ patri

‘Llèvita e mi ‘ssicuta u duluri,
cianci, si mummurìa e mai brea.

Quantu ti chiamai dda matìna. Quantu?

Ti chiamai pî nommu,
ti ‘ssicutai cu l’occhi,
rumpì u vitru e fotti fu a bramma
ma tu nun sintisti e mai t’utasti.

Amaru fu u chiantu di ddi jonna
e ntâ l’amuri chi cuàva ndô cori
mi dubbava ‘i tia. Firita avetta
chi mai vossi sanari:
sangu viri di jnnaru.
Ti ‘spettai a fin’a a l’ottu ‘i sira,
ch’i naschi â srata
e i mani sutta i sciddi.
Ô brìsciri, fu suru
un chiantulongu
e u zzafùtu d’a motti.

Ma quantu ‘oti ti chiamai dda matìna…
Quantu?


PIANTOLUNGO
per mio padre

Lievita e mi rincorre il dolore,
piange, si lamenta e mai finisce.

Quanto ti chiamai quel mattino. Quanto?

Ti chiamai per nome,
ti rincorsi con gli occhi,
ruppi il vetro e forte fu il grido
ma tu non sentisti e mai ti voltasti.

Amaro fu il pianto di quei giorni
e nell’amore che covava nel cuore
mi nutrivo di te. Ferita dopo ferita
che mai volle sanare:
sangue vile di gennaio.
T’aspettai fino le otto di sera,
con le narici alla strada
e le mani sotto le ascelle.
Al chiarore, fu solo
un piantolungo
e il fragore della morte.

Ma quante volte ti chiamai quel mattino…
Quanto?
 

 

 

 

José Russotti, per gli amici Peppi, è nato a Ramos Mejìa, sobborgo a nord di Buenos Aires, il 31 marzo del 1952 da Sebastiano e Maria Catena Puglisi. Il padre, fiero contadino, gli ha trasmesso la coscienza del rispetto e la perseveranza, la madre, il garbo, la sensibilità e, allo stesso modo, l’intransigenza. Diviso tra Messina e Malvagna (ME), artista versatile, davvero indimenticabile è stata la mostra delle sue opere allestita nell’aprile del 2017 presso il Teatro V. E. di Messina.

Scrive di lui Domenico Pisana: «L’itinerario poetico di José Russotti si muove dentro l’ethos e il “sole e tutto il mare intorno” della terra siciliana, con un’efficacia semantica di forte rilievo. I suoi versi hanno il sapore di un sincero scavo interiore che si fa dono e che la sua anima traduce in canto poetico di autenticità e di vita». Nel corso degli anni si è impegnato alla diffusione della cultura siciliana grazie al concorso dialettale da lui ideato, “Fogghi Mavvagnoti” e al recente “Cuba Bizantina”, premio dedicato alle eccellenze siciliane.

Autore di testi teatrali. Due suoi corti di scena si sono classificati al secondo posto, rispettivamente nel 2017 e nel 2018 al Premio “Seneca” di Bari.