ALESSIO DI GIOVANNI

 

POESIE

Biografia dal sito: http://www.alessiodigiovanni.it

 

ALL'UMRA FRISCA

 

CRISTU

 

E QUANNU L'URA

 

LESTI E MASSARI

 

LU CUNTU CU LU PATRUNI ... audio

 

NA LAMPA 'NFUNNU

 

NI LA PIRRERA

 

'NTRAMENTRI FORA

 

O ARRICAMPATU

 

SCINNINU A LA PIRRERA ... audio

 

VENNU ... audio

 

da Youtube
https://www.youtube.com/watch?v=QcEuYkI7VXU
Aòlessio Di Giovanni: i luoghi e la memoria

ALESSIO DI GIOVANNI
Alessio Di Giovanni nacque a Cianciana, in provincia di Agrigento, il 14 ottobre 1872. Il padre, Gaetano,
accomunò alla professione di notaio l'attività di attento studioso di storia locale e del folklore isolano (fu anche prezioso
collaboratlore di Ciuseppe Pitrè) e lasció apprezzate opere. Una tale atmosfera influì non poco nella formazione del
giovane Alessio, che esordì nel 1896 con la silloge Maju sicilianu, cui seguirono, nel 19OO, Lu fattu di Bbissana e
Fatuzzi razziusi e quindi: A lu passu di Giurgenti, 1902; Nella Valplatani, 1904; Cristu, 1905; Lu puvireddu amurusu,
1907; Nni la dispanza di la surfara, 1910; La campana di Muntisantu, 1917; Il poema di padre Luca, 1935. Raccolse
parte della sua opera in Voci del feudo, 1938.
Per i1 teatro dialettale siciliano scrisse Scunciuru, 19O8); Gabrieli lu carusu, 1910; Mora mora, pubblicato col
titolo L'ul- timi siciliani nei vol. Teatro siciliano, 1932, che comprende anche le due precedenti opere teatrali. Le sue
opere di narrativa dialettale sono: La morti di lu Patriarca, 192O; La racina di
Sant'Antoni, 1939 e, postumo, Lu saracinu.
Fu docente di lettere nell'Istituto Tecnico “Scinà” a Palermo, dove trascorse gran parte della sua esistenza; di
temperamento riservato, evitò i salotti mondani e letterari, preferendo lalibreria Reber ai Quattro Canti e i ritiri nei
conventi francescani. Collaborò a numerose riviste; fu punto di riferimento per i giovani poeti. Morì a Palermo il 6
dicembre 1946.
Critica: G. A. Peritore, La poesia di Alessio Di Giovanni, Palermo 1928; P. P. Pasolini, Passione e ideologia, Milano
1960; G. Santangelo, Alessio Di Giovanni, in La letteratura dialettale in Italia, a cura di P. Mazzamuto, Palermo 1984;
L. Lorenzini, Interpretazione de “La racina di Sant'Antoni” di Alessio Di Giovanni, in La letteratura dialettale in
Italia, cit..
È da considerare uno dei maggiori poeti siciliani del secolo. Nella sua opera si fondono istanze sociali c
sentimento religioso. È un autentico interprete delle “voci del feudo”: accanto alla dolente voce dei contadini c'è quella
dei reietti della surfara, in cui personaggi di un nuovo inferno dantesco sono dannati da vivi: una “carnàla, no di morti ma
di vivi”, un “carcaruni” che, di notte, “fuma sc 1 unsulatu”, mentre “supra la muntagna / s'allarga scuru lu celu stiddatu, / si
fa cchiù visitusa la campagna.”2
La vita nella zolfara pare collocarsi ai confini del reale, tra dura quotidianità e allucinata tregenda. Di Giovanni
si apparenta alla schiera di grandi autori siciliani che hanno lasciato, tra Otto e Novecento, pagine indimenticabili sulla
realtà delle zolfare: da Verga a Pirandello e Rosso di San Secondo, da Navarro

a cura di Lucio Zinna

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