GIOVANNI GRANATA

 

CANZONI

MAMMA NUN MI MANNATI A LU MULINU

 

  

MAMMA NUN MI MANNATI A LU MULINU

Mamma non mi mannati a lu mulinu,
lu mulinaru mi vurria vasari.

Di l’ura chi mi vidi accumpariri
mi scàrrica e mi stùia li suduri.

Prima di tutti mi fa macinari,
a mia fa li boni misuri,

quannu vaiu a la vutti ad affacciari
ddà si li scunta li boni misuri.

Mamma non mi mannati a lu mulinu,
lu mulinaru mi vurria vasari.

Di l’ura chi mi vidi accumpariri
mi scàrrica e mi stùia li suduri
Mamma nun mi mannati a lu mulinu

MAMMA NON MI MANDATE A L MULINO

Mamma non mi mandare al mulino
il mulinaio mi vorrebbe baciare.

Dal momento che mi vede comparire
mi scarica e m’asciuga il sudore.

Prima di tutti mi fa macinare
a me soltanto fa buone misure;

quando vado alla botte ad affacciare
là se le sconta le buone misure.

Mamma non mi mandare al mulino
il mulinaio mi vorrebbe baciare.

Dal momento che mi vede comparire
mi scarica e m’asciuga il sudore.

 

Antichissima canzone siciliana, presenti in tante raccolte di canzoni, tra queste da nominarre la raccolta di canti "Corpus di musiche popolatri siciliane" di A. Favara, che riporta questo canto in tre versioni: al n 125 con il nome di "Carrittera di Santa Caterina Villermosa, al n: 232 col nome "A Casteddamarisa" da una cameriera di Castellamare, al n. 318 con ilnome di "A Partannisa" col sottotitolo "Canto di ragazze nella raccolta delle olive" canto popolarissimo di Palermo.
Nella canzone c'è l'accorato appello di una ragazza che prega la mamma di non mandarla al mulino per non sottostare agli abusi del mugnaio, del mulinaio, che avrebbe voluto far macinare la ragazza prima degli altri e farle le buone misure, per scontarsele (le ‘buone misure’) al momento opportuno, magari là dove sono custodite le botti: dda si li scunta li boni misuri (là se le sconta le buone misure). La madre però sembra sorda all'appello della ragazza perchè le fa comodo avere più farina: a mia mi fa li boni misuri.

da: Alberto Favara: "Corpus di musiche popolari siciliane"

Questo canto fa parte del CD Serenate e romanze di Caronia

 

Come gli uomini anche le comunità hanno un loro carattere, cioè un complesso di qualità e attitudini che le rendono riconoscibili. E' il suo ricco e vario patrimonio musicale popolare, insieme alla straordinaria bellezza dei suoi boschi, a rendere riconoscibile la nostra comunità dalle altre dei Nebrodi e della Sicilia.
Un repertorio musicale di impianto spiccatamente melodico, con testi di carattere lirico, molto lontano dagli stereotipi della canzone popolare siciliana, ancora oggi frequentemente proposti in Italia e nel mondo. I temi ricorrenti, in quasi tutti i Canti, sono l'amore. la lontananza, il lavoro dei campi, il carcere.
La loro melodia è spesso struggente. Essa ha accompagnato la vita dei caronesi più anziani e tuttora è la colonna sonora dei loro ricordi.
Nel corso degli anni questi canti hanno avuto ottimi esecutori.
Ultimi in ordine dì tempo, Nunziata D'onofrio e Grazia Di Bella, eredi di una antica tradizione di interpreti, unicamente apprezzata e stimata.
Ancora oggi, riascoltare Vinuti sugnu, Molazza fausa, Nni spasimu suscita in ognicaronese una specie di saudade, un misto di nostalgia e rimpianto, ma anche un forte senso di appartenenza alla loro comunità.
L'amministrazione comunale, con il contributo del Parco dei Nebrodi e della Provincia di Messina, nell'ambito del progetto di conservazione e valorizzazione del proprio patrimonio culturale, ha voluto promuovere l'iniziativa di pubblicare una selezione dei canti più significativi.
Lo scopo e quello di farli conoscere oltre i confini di Caronia e soprattutto sottrarli al rischio della dimenticanza.
Un doveroso ringraziamento agli esecutori Giovanni Granata e Zelinda Ripa, a Franco Scafidi che ha curato i testi ed a quanti, in vario modo, hanno partecipato alla realizzazione dell'iniziativa.