LA STORIA DI TURI GIULIANU 2° parte

CICCIO BUSACCA
 
 
 
VEDI COPERTINA E CARTELLONE "LA STORIA DI TURI GIULIANO" 
non credo che Turiddu la passerà 
in montagna la notti di Natali
allora tutti al vostro posto: speriamo che Turi scende 
così lo possiamo intrappolare tutti 
così i carabbineri si appostano, 
non appena che i briganti arrivano ci danno il fermo;
ma che pensate che i briganti si possono arrendere 
con una sola parola?, incominciaro a sparare, 
quella notte è successo una vera guerra, 
Morti e firiti, cci foru dda 'nterra, 
però la legge è sempri leggi 
sono stati arrestati tutti i banditi
tutti completamente? no!!
Giulianu scappau di dda riti 
e dissi a li cumpagni " non trimati " 
ca quantu prima, giuru ca sariti, 
di Turi Giulianu liberati,
Turi si trucca di giudici strutturi
averva un bel personale 
non era tanto istruito, la quinta elementare aveva
però aveva una buona parlantina
aveva letto diversi romanzi, i documenti ci l'aveva a regola 
di dove l'aveva presi non si sa.
Bongiorno: sono il giudice strutturi, sono venuto per interrogare
i detenuti che hanno portato questa notte
mi hanno detto che appartengono alla banda di Turi Giuliano.
Prego signor giudice, si accommodi 
fra qualche minuto ci farò arrivare i detenuti. 
Ora pensate man mano che arrivano i detenuti
quando conoscono il loro capo
Turiddu: E tu da queste parti?
Fai silenzio cretino: Assassini e sdisonorati 
cerco di sistemarvi tutti; 
incomincia a interrogarli tutti ma man mano 
che li interroga ci fa portare qualche lima 'nte celli .
Così Tutiddu se ne va indisturbato, 
i detenuti sono stati rinchiusi nei loro celli , 
ma durante la notte ognuno al suo lavoro 
hanno segato le sbarre; li sbarri serraru
e liberi in montagna riturnaru,
a lu so beddu capu s'abbrazzaru
e di la gioia tinniru un fistinu gridannu tutti
Turiddu tu sulu pitivi aviri sta capacità
Sei veramenti una cannonata
Io, la colpa è mia, se vi hanno arrestati
Io vi ho liberati, comunque, questo un cunta
cunta quello che deve venire 'ncominciando di domani 
si devono fare cose pregiate
Quali sono state sti cose pregiate?
Di li 'ndumani 'mpoi foru tassati, 
tutti li ricchi, ppi comu sapiti.
E ccu ddi sordi vinnuru aiutati, 
diversi puviredddi dipiriti
Ppi li poveri era mprutitturi 
e ppi li ricchi, lu veru tirruri.
Signuri tutti i giornalisti sono partiti per intervistare a Turiddu,
per fotografarlo nelle montagne, tanti ci sono riusciti 
tanti non l'hanno potuto trovare, ma fra tutti quelli
che l'hanno trovato, l'ha trovato una bellissima signura
era svidisa e bedda pi natura comu la rosa nda la primavera .
E 'nta ddi munti, chini di friscura, 
Turiddu amuriggiau ccu a stranera
ma mentri Turi si sintia filici,
sintiti cchi successi, cari amici.
Mentri Turi si faceva l'amuri cu la giornalista
il maresciallo preparava la trappola 
un confidente: Giovanotto, so che tu 
sei veramente un uomo capace 
vediamo se sai mostrare la tua capacità, 
vediamo se sei capace di farmi pescare a Turi Giuliano.
Parti in montagna, ti arruoli nella sua banda, 
finta di essiri un bandito
e mi porti le notizie di tuttu chillu ca ha fattu iddu 
Lu giuvini, di sensu scarsuliddu, 
parti 'nta li muntagni nuzzinteddu 
eva satannu cchiu megghiu di 'griddu 
e studiava 'ntra lu so cirveddu
di forisi accittari pristamenti,
di Giulianu comu discinnenti.
Il giovanotto, signuri, senza pinsarci due volte
lascia il maresciallo e se ne va in montagna allegro e contento
"Bongiorno Turiddu, se posso ricevere l'onuri 
voglio essiri nella tua banda".Cci da la mano,
ma Turi lo guarda in faccia, Turi è un uomo esperto .
"Giovanotto stai attento a quello che fai
mi sembra che hai l'occhio di una vipera" 
sapiti chi significa l'occhi di na viper? l'occhi tradituri 
"Ma chi dici Turiddu, tu mi offendi in questo modo 
io sono venuto nella tua banda 
per difenderti fino all'ultimo sangue 
e ti giuro che ti sarò fideli". 
"Così dici tu, contento tu, contenti tutti, ma ti avverto 
se sbagli, uno sbaglio nella mia banda si paga con la morte"
"D'accordo Turiddu", il giovanotto accetta cuntenti
Però Turiddu scaltro e 'ntilliggenti, 
supra la banda so stava vigghianti 
e comu capu suspittusamenti, 
pidunava ddu giuvini briganti,
Lu pidunava, e visti ca traseva, 
'ntra la caserma, e Turiddu rideva.
Doppu n 'ura, lu giuvini nisceva 
e calmu a la montagna riturnava, 
ma lu nfamuni non si lu crideva, 
ca Turi a centu metri l'aspittava.
Turi ridennu, lu ferma ecci dici: 
"Comu 'ngagghiasti, poviru 'nfilici".
"Te l'ho detto io che ti pescavo 
hai capito come hai cascato, povero infelice" 
Du picciutteddu, giallinu si fìci 
e di lu scantu cci mancò la vuci.
Turi cci dissi "ppi li me nnimici, 
non c 'è pirdunu fatti la cruci ". 
Du giuvinottu si inginocchia 'nvanu, 
a li pedi di Turi Giulianu.
Ma Turi non senti pietà per quello infame,
Signuri, quello in ginocchio è stato vano
Turi cu la pistola nta la manu nun tisi pietà pi ddu Cainu
Nntà la frunti ci spara e chianu chianu, 
ntà li munti turnau lu malandrinu. 
lassannicci 'nbigliettu ca dicia, 
" Morsi ammazzatu, pirchì fu na spia".
Po' cu passava, dda carta liggia 
e tanti e tanti 'ntisuru na gioia. 
Gridannu ca la morti ci vulia, 
pirchì ddu 'nfami, dava a tutti noia, 
però, ccu Giulianu la sbagghiau 
e di fari 'nfami tirminau. 
'Gnornu Turiddu lu scaltru briganti, 
studia 'n corpu, daveru 'ccillenti. 
e si prisenta ccu modi 'mpurtanti 
nta na Cuntissa, ricca virramenti.
Lu purtinaru fu ' sustituitu
di qualchi beddu giovini banditu.
Signora contessa, m'inchino, ci baciò la mano 
e poi disse: Sono Salvatore Giuliano
solo a sentire il nome di Turi Giuliano svenne 
Salvatore senza che perde la calma la siede su un divano
e poi con lo stesso ventaglio della contessa manda un pochettino d'aria 
Con quell'aria rinvenne la bella contessa 
Turi cci dissi: " Tutta stà paura, 
pirchì cci ll'avi, Lei, Cuntissa cara, 
iu vinni e mi nni tornu ccu primura, 
però Vogghiu ca prima mi pripara
li so' giuielli di la casciaforti
e scansa a ssò niputi di la morti.
 
Tratto da 
http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=2836&biografia=Salvatore+Giuliano
Salvatore Giuliano nasce a Montelepre, in provincia di Palermo, il 22 novembre 1922, da una famiglia di modesti contadini che cresce il ragazzo educandolo ai valori della fede e del lavoro.
Ed è proprio quando è alle prese con le dure fatiche quotidiane che, mentre trasporta due sacchi di frumento acquistati di contrabbando, nel torrido pomeriggio del 2 settembre 1943, che viene bloccato da una pattuglia di carabinieri; Turiddu, come lo chiamano in casa, abbandona frumento e cavallo e si dà alla fuga. Ferito da due dei molti colpi di fucile che i gendarmi gli sparano, egli estrae la pistola che prudenzialmente porta con sé per difendersi da eventuali incontri con i briganti e fa fuoco uccidendo accidentalmente uno degli inseguitori. Riesce a trascinarsi in un bosco facendo perdere le proprie tracce, ma da quel momento la sua vita è segnata.
Soccorso da alcuni contadini e poi dai suoi familiari, trascorre circa un mese in condizioni di salute molto instabili, nascosto in una casa abbandonata, a Palermo, ed assistito da un medico, il prof. Purpura, uomo onesto e di idee fortemente separatiste che va spesso a visitarlo.
Nel corso dei loro incontri il professore informa Salvatore della fine della guerra, ma lo istruisce altresì sulla storia e sui patimenti del popolo siciliano convincendolo della bontà del progetto indipendentista "Sicilia-Nazione".
Rimessosi in salute il ragazzo fa ritorno nella casa di Montelepre, rimanendo sempre guardingo e pronto alla fuga nel caso di arrivo dei gendarmi. E infatti, nella notte del 23 dicembre 1943, a Montelepre piombano 800 carabinieri per catturarlo. Ne fa le spese suo padre che, uscito di casa per verificare la presenza dei militi, viene da questi bloccato e crudelmente malmenato. Salvatore riesce a fuggire, dopo aver ucciso un carabiniere e feriti altri due.
Si rifugia in una grotta, e inizia così la sua vita di latitante nei boschi. Raccoglie intorno a sé altri ricercati formando una banda e riuscendo presto, associando a delitti e rapine una grande generosità verso i poveri, a costruire intorno al suo nome un alone di leggenda.
Col cinismo che oramai lo contraddistingue, pone al servizio della politica la sua forza e la sua popolarità. Nel 1945 è nominato colonnello del'esercito separatista, ma ben presto abbandona il movimento (MIS-EVIS, Movimento Indipendentista Siciliano - Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia) e sostiene prima i Monarchici e poi la Democrazia Cristiana.
Utilizzato nella lotta contro il comunismo, tanto dalla politica quanto, pare, dalla mafia, dopo il successo delle sinistre alle elezioni siciliane del 1947, il 1° maggio Salvatore Giuliano e la sua banda aprono il fuoco sulla folla radunatasi a Portella della Ginestra per la festa del lavoro: è un massacro, con 11 morti, fra cui due bambini, e 27 feriti, alcuni dei quali moriranno di lì a dopo.
La repressione durissima che ne segue, nei confronti del brigantaggio, non riuscirà tuttavia a colpirlo. Sarà trovato morto, il 5 luglio 1950, a Castelvetrano. Si dirà che l'autore dell'assassinio sia stato un suo cugino e luogotenente, Gaspare Pisciotta; gli atti processuali indicheranno, invece, il capitano Antonio Perenze quale autore dell'uccisione, in uno scontro a fuoco fra carabinieri e briganti; qualcun altro dirà che quel corpo addirittura non fosse il suo, ma la vicenda rimane avvolta nel mistero. E senza risposta rimane l'interrogativo sull'esistenza e sull'identità dei mandanti della strage di Portella.
Salvatore Giuliano muore dunque all'età di 28 anni: per i siciliani resterà un eroe romantico, mitico, celebrato in molte ballate della cultura popolare.